Meditazione Maggio 2016

Apostolato della Preghiera di Foggia -Bovino
Incontro di preghiera comunitario del 27-5-2016
Cari fratelli e sorelle,
siamo alla chiusura effettiva del nostro anno sociale, che dallo scorso dicembre è andato avanti con acuto senso di vuoto per la dipartita del carissimo don Matteo, e siamo qui riuniti per la preghiera comunitaria mensile e per un sincero e fraterno saluto, che riporterò a nome di tutti voi in occasione del Convegno regionale che si terrà il prossimo 11 giugno in provincia di Brindisi: è quella la data che segna ufficialmente il termine delle nostre attività apostoliche del 2015-2016.
È  il momento dei consuntivi, ed io stasera ho incentrato la preghiera e la meditazione che faremo insieme, come ormai da tanti anni, sulla nostra comune vocazione a compiere un cammino spirituale di santificazione nel seno dell’Apostolato della Preghiera, che conduce alla meta più alta e più feconda della sequela di Cristo, avere il suo Cuore unito al nostro e nutrire i suoi stessi sentimenti.
Siamo stati chiamati a far parte dell’AdP forse perché avevamo un forte desiderio di gustare la pace, la gioia, l’ardore che il Cuore divino possiede e trasmette al cuore dell’uomo avvilito, sconfortato, deluso dalle illusorie promesse di felicità del mondo; forse perché volevamo fortemente crescere e maturare nella fede, nella speranza, nell’amore per il Creatore ed il creato, dagli esseri umani alla natura, ed il Cuore divino soltanto ce lo poteva magistralmente insegnare; forse perché nelle dure prove dell’esistenza terrena volevamo ottenere un aiuto speciale per non essere schiacciati dagli affanni e dalle difficoltà, e solo il Cuore divino ce lo poteva dare, fatto sta che ci siamo messi in pellegrinaggio sulla via che dalle tenebre della carne conduce alla luce dello Spirito, non siamo rimasti supini nelle nostre vane passioni, con slancio ci siamo sforzati di superare i nostri limiti di verità e carità, nutrendoci della Parola di Dio e dei Sacramenti.
 Ma quante cadute, quanti fallimenti, quante sconfitte, quante infedeltà, nella nostra risposta alla chiamata di Dio ad essere suoi apostoli grazie alla sua misericordia, al suo perdono, al suo latte spirituale!
San Pietro  apostolo ci ammonisce: “Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati , diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: “Voi sarete santi, perché io sono santo.”.
E  sempre san Pietro, nella sua lettera della prima lettura di ieri, ci dice: “Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all’anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.”.
Che cosa ci turba, ascoltando questa Parola, la nostra indegnità, sapendo che la nostra condotta non è stata sempre limpida, priva di compromessi,o  la nostra incapacità a vincere una volta per tutte la battaglia contro l’egoismo, il tornaconto, la vanagloria, il  vanto di fronte agli uomini? Oppure il nostro perdurante attaccamento al denaro, ai beni materiali piuttosto che a quelli spirituali?
Quante volte abbiamo  preferito   la soluzione economicamente più vantaggiosa, o  il successo di un progetto umano non del tutto  in sintonia con la nostra coscienza cristiana,   piuttosto che scegliere la strada più impegnativa e dolorosa della denuncia del piccolo o grande imbroglio che si stava mettendo in atto, delle mezze verità che si dovevano dire per un fine in apparenza buono, in realtà non a gloria di Dio?
Quante volte abbiamo barato con noi stessi, pur di non perdere la stima del mondo, o dei nostri stessi familiari avvezzi alla mentalità del mondo?
Quante volte abbiamo voluto salvare il nostro buon nome, la nostra reputazione, la nostra vita nel mondo, e invece l’abbiamo persa, la vita, non agendo per il nome e nel nome del Signore?
Gesù è chiaro:” In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del Vangelo che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.”.
È difficile, fratelli, non essere attaccati a qualcosa di terreno, rinunciare a qualcosa che ci sta molto a cuore, sia un bene materiale o il nostro amor proprio, ma se non vogliamo andarcene tristi lontani da Gesù che ci propone la via stretta della santità, come fece il giovane ricco, dobbiamo deciderci a vivere la nostra vocazione alla santità nell’Apostolato della Preghiera come il Signore  insegnò  ai suoi  discepoli, e come ci ricorda nella prima lettura di domani san Giuda apostolo: “Costruite il vostro edificio spirituale mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.”  E come ci richiama ancora san Pietro apostolo: “Siate moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati.”.
Questo deve essere il nostro promemoria, il nostro impegno nel cammino che stiamo facendo, e che mai smetteremo, fino alla luce dell’aurora: amare Dio e i fratelli, e mediante l’amore portare frutto duraturo.  Non abbiamo paura delle nostre cadute, della nostra debolezza e fragilità, ma usiamo l’arma potente della preghiera, che alimenta e fortifica la fede, la speranza e la carità.
Contemplazione e azione, dunque, preghiera e opere secondo lo Spirito Santo che scende rinnovatore e chiarificatore, come  sugli apostoli riuniti con Maria nel cenacolo, su chi si riunisce a pregare nel nome di Gesù, ed ascolta e medita la sua Parola.
Proprio a Maria ci affidiamo, alla Madonna delle Grazie, perché interceda per noi affinchè otteniamo la grazia di una fede che vince ogni ostacolo, che abbatte ogni nostro limite, che ci rende più forti delle lusinghe del mondo. Con tale fede, è promesso da Gesù nel Vangelo di oggi all’unica condizione di perdonare per essere a nostra volta perdonati dal Padre celeste, “ Se uno dice a questo monte:Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.”
È così, fratelli, e così sia!


La responsabile diocesana Filomena Saracino Savino