domenica 29 marzo 2015

Incontro mensile diocesano Apostolato della Preghiera


Incontro mensile diocesano
Apostolato della Preghiera di Foggia-Bovino
Il giorno 27 marzo 2015, dalle ore 17 alle ore 18, presso la rettoria di S. Giuseppe in via Manzoni, Foggia, si è tenuto l’incontro mensile diocesano di preghiera dell’AdP, sotto forma di Rosario meditato condotto dalla presidente diocesana Filomena Saracino Savino.
È seguita la santa Messa celebrata dal direttore diocesano don Matteo Francavilla, che ha infine presieduto la tradizionale Via Crucis, rito quaresimale molto sentito e partecipato.
La contemplazione e meditazione dei misteri dolorosi del santo Rosario hanno trovato un attuale e fecondo collegamento con le letture del tempo liturgico, ed hanno colto un profondo filo conduttore nel Cristo obbediente fino alla morte, ed alla morte di croce, e per questo esaltato e glorificato dal Padre.
La Domenica delle Palme rappresenta perfettamente, mediante Gesù osannato e poco dopo rinnegato dalla folla, il dualismo messianico di  regalità ed umiltà, potenza e debolezza, in quanto ci fa vivere sia il trionfo del Dio della vittoria, prode valoroso che sta a fianco del giusto perseguitato e lo libera dalle mani dei malfattori, sia la mortificazione del Figlio Unigenito di Dio venuto per servire e dare la vita per noi, scandalo per i Giudei e per quanti si aspettano dal Signore manifestazioni di forza contro i suoi nemici.
Ma sono le piaghe di Cristo che ci risanano, è Cristo che muore in croce che ci salva, e noi cristiani non restiamo confusi solo se guardiamo a Lui con gli occhi delle fede, e nel volto sconvolto di Gesù lasciato solo, messo alla colonna, coronato di spine, caricato della croce, crocifisso,  contempliamo e riconosciamo il volto glorioso di Cristo Signore e Re dell’universo.
È con gli occhi della fede che dobbiamo contemplare e meditare l’angoscia e la tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani,  per intravedervi  splendore di gloria ed abbondanza di grazia, e considerare di conseguenza  Gesù flagellato  non un uomo sconfitto, ma il Figlio di Dio che si fa flagellare perché ogni uomo sconfitto abbia la forza di accettare e sopportare i colpi dolorosi della vita, sapendo di essere, in quei momenti  amari, ancor più strettamente ammesso a far parte del progetto di salvezza del Padre, che prevede la gioia e la sofferenza, il cadere ed il risorgere, come Cristo e per Cristo, con Cristo, in Cristo.
Contemplare e meditare Gesù coronato di spine con gli occhi della fede significa capire che Egli non fu umiliato perché si autodifendesse ed autoproclamasse re dei Giudei, ma perchè  accettando di essere umiliato potesse riscattare il nostro onore e la nostra dignità di figli di Dio,unico onore ed unica dignità che dobbiamo difendere a tutti i costi, ed essere elevato alla destra del Padre e divenire il giudice supremo dei suoi aguzzini.
E significa capire che la croce, ma la croce vera, quella voluta da Dio, non quella causata da noi stessi  per ottusità e dabbenaggine, è strumento di salvezza dai mali che non vediamo, non conosciamo e non riconosciamo, e che ci condurrebbero a morte funesta, ben diversa dalla morte cristiana, premessa di vita senza fine.
È solo con gli occhi della fede che si vedono i frutti delle sofferenze, delle umiliazioni, delle mortificazioni con cui Dio ci prova, ci tempra, ci colma di conoscenza e riconoscenza di Lui, che vuole che siamo certi che sempre Egli ci assiste, specialmente nei momenti più difficili e tristi.

Per questo non restiamo confusi, per questo rendiamo la nostra faccia dura come pietra, sapendo di non restare delusi. È così, e così sia.