sabato 30 gennaio 2016

Apostolato della Preghiera

Incontro del 29 gennaio 2016
Cari fratelli e sorelle dell’Apostolato della Preghiera,
ancora una volta ci riuniamo qui, oggi 29 gennaio 2016, in questa raccolta chiesa di San Giuseppe in via  Manzoni, Foggia, per pregare insieme e ringraziare il Signore per la speranza circa il futuro della nostra associazione che Egli ci mantiene sempre viva e salda.
Siamo in attesa degli eventi, aspettiamo di sapere chi ci dirigerà ed assisterà paternamente, intanto continuiamo a camminare alla sequela di Cristo senza adagiarci nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nei nostri progetti  personali, perché i  pensieri, i sentimenti , progetti, giudizi, valori che coltiviamo dentro di noi  hanno bisogno di essere confrontati, verificati con quelli degli altri, con umiltà e riconoscenza.
Sì, con riconoscenza, perché solo chi si mette in relazione con l’altro, e non si chiude orgogliosamente nei propri orizzonti spirituali, morali, intellettuali, può conoscere meglio e più a fondo se stesso, poichè  ogni individuo con cui entriamo in contatto ha un suo proprio e diverso risvolto, e tale diversità ci aiuta a riconoscere quali sono le disposizioni del nostro cuore nelle varie situazioni, soprattutto ci fa capire quanto siamo capaci di donare e perdonare,quanto siamo miti e tolleranti, pazienti e comprensivi.
Se capiamo i nostri limiti ed abbiamo il desiderio e la speranza di migliorarci, di progredire nelle virtù cristiane, di essere capaci di amare i fratelli con un amore libero da compromessi ed interessi, dobbiamo camminare per le vie del mondo alla conquista del vero sapere che si nasconde dietro i tanti interrogativi che ci vengono da chi ci interpella e ci chiede aiuto per risolvere mali e problemi della vita quotidiana: risolvendo,o non rifiutandoci di aiutare a risolvere le miserie altrui,facciamo del bene a noi stessi, scoprendo le nostre mancanze e le nostre ottusità, e decidendoci a fare un serio cammino di conversione e di  rinnovamento di vita.
Ma non attribuiamoci alcun merito per il progresso che eventualmente facciamo nel viaggio-pellegrinaggio  per la nostra giustificazione: in un percorso arduo e difficoltoso, faticoso e duro, è Dio che si fa nostra consolazione nel disagio e nella stanchezza, nel ristagno della volontà di continuare a trovare i tratti della fratellanza in quanti appaiono ostili e gretti, nella scelta angosciante tra il vivere amando i propri amici ed il generoso darsi pena a favore dei propri nemici, e quando il dramma interiore lacera l’anima ondeggiante e smarrita di fronte al sacrificio di una cosa preziosa, il gusto di vivere tranquillamente e serenamente gli anni riservati alla piena soddisfazione del proprio io, è sempre Dio che infonde slancio ed ardore al pellegrino per consentirgli  di riuscire a compiere il tragitto purificatore fino ad essere retto, corretto, prode.
A quel punto il cuore dovrebbe aver trovato la sua pace, pago di essere fuori dalla logica del profitto, dal laccio del potere, dalle lusinghe della lode e della stima degli uomini, ma quanto più è in sintonia con il Cuore di Gesù, suo modello e meta ad oltranza, tanto più geme, freme, implora , insoddisfatto, di essere fatto santo.
La speranza  è l’anelito insopprimibile a continuare a camminare in compagnia di Cristo, confortati dalla sua cura, dalla sua confidenza, dal suo sostegno: svanisce ogni timore, ogni paura, sapendo che i miti, i piccoli, gli umili Egli nell’ora del turbamento, del dolore acuto, dello sconforto, se li prende sulle spalle e li conduce al  cospetto del Padre, per il dono del perdono e dello Spirito Santo, l’Amore assoluto che li unisce da sempre e per sempre.
Ci conceda  la Santissima Trinità la fede in abbondanza, la speranza che non muore mai,la carità misericordiosa,  che è luce forte e chiara che l’apostolo, il seguace di Gesù riceve nel profondo e deve custodire e alimentare per rischiarare i cuori affranti  che per le vie del mondo si troverà davanti.

Filomena Saracino Savino