venerdì 26 febbraio 2016

Apostolato della Preghiera : Meditazione del 26 febbraio 2016

Passione e compassione
Quando diciamo che Gesù patì amari dolori, soffrendo i colpi meschini che gli venivano  dal cuore degli uomini accecati dalle tenebre nemiche della visione limpida e pura del creato e delle creature, riconosciamo che non solo  Egli è stato sottoposto all’assalto diretto del tentatore con audacia incredibile, nel deserto,  ma ha dovuto subire flagelli e mortificazioni da coloro che sono stati testimoni della Sua vita e della Sua parola di verità e di carità, eppure sono rimasti ciechi e sordi all’appello a pentirsi, a  convertirsi, a decidersi per la giustizia, la pace, la bontà, la solidarietà.
Il tempo liturgico che stiamo vivendo, la Quaresima, momento di revisione della nostra condotta e di proposito di rinnovarla, ci spinge a guardare dentro di noi con serietà, a cercare di superare il dualismo di bene  e male,  disciplina e disordine, mitezza ed arroganza, pazienza e ed insofferenza, fratellanza e rivalità, e ci costringe a confrontarci con la condotta di Gesù  con onestà e sincerità.
E quanto più commisuriamo la nostra lotta interiore, il nostro travaglio spirituale con quello di Gesù in agonia nell’Orto degli Ulivi, o messo alla gogna e deriso, oltraggiato ed ingiuriato da persone ottenebrate dalla superbia, dalla prepotenza,  dal vanto e dalla vanagloria, dal cinismo e dall’egoismo, tanto più ci sentiamo smarriti, impauriti, perché sotto gli assalti  della miseria che ci angosciano e ci amareggiano noi non siamo forti come Gesù, non siamo vittoriosi come Gesù, ma impotenti e fragili, e siamo tentati di rinunciare a lottare.
Ci spaventiamo  perché  sappiamo bene che  è molto dura la lotta contro i tanti mali che ci affliggono, (desideri impuri, brama di potere, istinto di sopraffazione verso i più deboli, sete di vendetta, scatti di ira, invidia e gelosia, rancore e risentimento, fastidio ed  antipatia, dispetto e scortesia, ingiustizia ed irriconoscenza, ed altri ancora),  e che è  così dura perché i nemici contro cui combattere sono interni, radicati dentro di noi e più o meno sviluppati, e fuori di noi, provenienti dal mondo esterno che ci circonda: Gesù non aveva in sé  nessuna macchia, nessun peccato proprio,  e potè  in un istante superare la prova del combattimento tra la carne e lo spirito e rendere perfetta obbedienza al Padre, ed alla fine del suo calvario terreno  trionfare sulla morte, ma noi, che non siamo come Gesù, che non siamo Gesù, come possiamo sperare di vincere e vincerci?
Ebbene, la Parola di Dio che permea di speranza tutto il periodo della Quaresima è la luce che ci porta a questa vittoria che ci sembra impossibile, è il messaggio di salvezza che ci rincuora, è la carità che ci sorregge e ci guida a questa magnifica verità: Dio è amore, misericordia, perdono!
Facciamolo, questo speciale pellegrinaggio quaresimale della speranza,  partendo dalla preghiera di supplica, di lode,di abbandono a Colui che è buono e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore: “In te mi rifugio, Signore, che io non resti confuso in eterno; mi salverai dalla rete che mi hanno teso i nemici, perché tu sei la mia difesa.” (Sal.30, 2.5)
Ed ancora:” I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché libera dal laccio i miei piedi. Volgiti a me ed abbi misericordia, Signore, perché sono povero e solo.” (Sal. 24, 15-16)
E come comincia l’azione salvifica del Padre, la Sua promessa di liberazione dalla nostra condizione di disagio, di sofferenza, di agonia, nella morsa delle nostre miserie? Con una scossa di fede, che è sempre Sua grazia e Suo dono.
Recita il salmo 50:”Tu non gradisci il sacrificio, e se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu o Dio, non disprezzi.”. E  Dio nel nostro cuore affranto ed accorato, umile e supplice, mette il desiderio di conversione, l’anelito ardente a non restare a marcire nei nostri soliti vizi, nelle nostre solite rovinose inclinazioni al piacere, all’ozio, all’ingordigia del possesso di ogni cosa che ci attrae ed alla reazione rabbiosa contro chi ci rimprovera, ci richiama, ci ostacola nella soddisfazione  delle nostre insane voglie: “ Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:” Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te!”.(Luca 15,18).Ecco quello che faremo!
Questo gradisce il Signore, che deponiamo l’orgoglio e ci battiamo il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore!”. Dio gradisce gli umili di cuore,dà loro la forza di alzarsi e camminare spediti, corre loro incontro e li ricolma di ogni bene, come si legge nel salmo 102: “Benedici il Signore, anima mia, quanto è in te benedica il suo santo nome. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie, salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia.”.
L’uomo che spera nell’aiuto del Signore e nell’angoscia grida il suo nome è perdonato, il suo debito è cancellato, ma ad una precisa condizione, che anche lui deve avere pietà del suo fratello.
Leggiamo in Matteo 18, 32-35: “Servo malvagio, ti  ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini,finchè non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello.”.
E in Luca 6, 36-38:” Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato.”.
L’umanità è redenta da Cristo, che patì e morì per noi peccatori, la nostra salvezza è fondata sulla sua Persona, perché il Padre ha mandato Lui, il Figlio unigenito, per manifestare la Sua misericordia e per testimoniarci  la Sua paterna tenerezza e generosità: ma Cristo è stato mandato perché diventi il nostro faro, il nostro modello, il nostro maestro di vita e di fede, che ci insegna a capire ed a fare la volontà del Padre. E come Cristo patì e compatì, perdonando e chiedendo di perdonare sulla croce coloro che non sanno quello che fanno, così noi come Lui dobbiamo soffrire ed offrire, patire e compatire, condonare e perdonare,  con una scossa non solo di fede nel Padre e nel Figlio, ma anche di amore.
La volontà del Padre è proprio questa,  che, una volta liberati dalla schiavitù del peccato grazie alla preghiera, alla contrizione,  alla conversione, camminiamo sulla via di Cristo per la nostra santificazione, per la nostra Pasqua di Resurrezione.
In  questa Quaresima ci siamo levati, ci siamo scossi? Ebbene, cominciamo una vita nuova,dove non trovano più spazio l’orgoglio, l’egoismo, il fariseismo, la bramosia,  ma  dominano la semplicità, la comprensione, la tolleranza, la disponibilità ad aiutare i fratelli ancora nelle tenebre, nelle pene del cuore senza pace, a volgere lo sguardo al Cielo: misericordia è salvare, non soltanto salvarsi, donarsi, non soltanto donare, come fece Cristo, e per Lui, con Lui ed in Lui possiamo fare noi cristiani.

Filomena Saracino Savino