31 Marzo 2017

Incontro mensile diocesano dell’Apostolato della Preghiera di Foggia-Bovino
Il giorno 31-3-2017 alle ore 17,30 presso la rettoria di San Giuseppe in via Manzoni, Foggia, si è tenuto l’incontro mensile diocesano dell’Apostolato della Preghiera di Foggia- Bovino.
Ha condotto la preghiera comunitaria sotto forma di rosario meditato la presidente diocesana Filomena Saracino Savino, che ha manifestato ai presenti la gioia di contemplare e meditare insieme i misteri della passione, morte e risurrezione di Cristo, dopo una lunga interruzione per i disagi del tempo invernale ed il picco dell’influenza stagionale.
La preghiera con il santo Rosario nell’imminenza della Pasqua del Signore si propone di ottenere la grazia della fede che apre la porta del cuore di Gesù e ci assicura la vittoria sulle nostre debolezze, sulle nostre paure, sui nostri miseri pensieri, ossessionanti e fuorvianti dalla retta condotta di vita.
Nel primo mistero doloroso, l’agonia di Gesù nell’orto del Getsemani, la riflessione questa volta verte non soltanto su Gesù solo e sofferente, per l’incoscienza dei suoi discepoli e per il presagio dell’ora fatale, ma anche sulla nostra agonia. Perché siamo nell’angoscia tanto spesso, perché improvvisamente ci assale il timore di quello che deve venire, perché non ci sentiamo soddisfatti  delle nostre amicizie, dei nostri più intimi interlocutori indifferenti ai nostri problemi ordinari e straordinari, e infelici e delusi ci aspettiamo amarezza  senza fine?
Con Gesù il rischio di perdere il coraggio di accettare le ore buie intraviste dolorosamente non esiste, perché dopo un attimo di smarrimento umanissimo è pronto a gettarsi nelle braccia del Padre e fare fedelmente la sua volontà, destinandosi alla vittoria gloriosa sulla morte,  con noi invece il rischio di finire schiacciati sotto la disperazione  è fortissimo, se non reagiamo ai nostri drammi con la forza della fede.
Maria, donaci un po’ della tua fede assoluta, nell’ora della lotta tra la carne e lo spirito, tra il nostro progetto miope ed il progetto provvidenziale di Dio, tra la difesa inconsulta della nostra vita mortale ed il dono della vita nelle mani di Dio che può salvarla e santificarla.
Nel secondo mistero doloroso, la flagellazione di Gesù, il paragone che ci viene spontaneo è tra la nostra incapacità a sopportare le avversità quotidiane con calma, pazienza, docilità, e la serena rassegnazione di Gesù : noi ci agitiamo e ci sconvolgiamo, finendo per assomigliare ad animali feriti che ringhiano contro tutto e tutti, senza coscienza di compromettere ancora di più la loro salvezza.
Leggiamo il salmo 33 di oggi, “ascolta, Signore, il grido del tuo povero”, e crediamo fermamente che Egli è vicino a chi ha il cuore ferito, Egli salva gli spiriti affranti, li libera da tutte le sventure, riscatta la vita dei suoi servi che in Lui si rifugiano.
È ancora la fede che chiediamo a Maria, fede nel soccorso di Dio verso i miti e gli umili di cuore.
Nel terzo mistero doloroso, la coronazione di spine, c’è la derisione e la mortificazione di Gesù: dalla sua condotta impariamo che non dobbiamo mai abbassarci al livello scurrile e scomposto dei nostri  avversari, conservando la dignità e la fierezza che mostrò Gesù, vero Re, di fronte ai suoi aguzzini, e nello stesso tempo dobbiamo accettare le offese gratuite ed ingiuste con fiduciosa speranza che perdonando chi ci fa soffrire ed offrendo a Dio la nostra sofferenza meritiamo, oltre al suo perdono dei nostri peccati, anche il dono della  sua corona di gloria.
Maria, aumenta la nostra fede nella potenza del perdono da ricevere e dare.
Nel quarto mistero doloroso, la salita di Gesù al Calvario carico della croce, è proprio il monte della sofferenza suprema che dobbiamo considerare: il Calvario non fermò Gesù dal compiere la volontà di salvezza del Padre per noi peccatori, nessun calvario deve fermare la nostra volontà di vincere il malanimo ed il risentimento per il prossimo che in buona o cattiva fede ci ha fatto del male, e perdonare.
Chi riesce a perdonare avendo meritato il perdono del Padre con l’umiltà e la contrizione per le proprie colpe non teme la rovina sotto il peso dell’irriconoscenza e dell’ignoranza altrui, la croce più pesante da portare, perché sa che la croce accettata generosamente a favore degli altri diventa poi fonte di consolazione e letizia.
Maria, aumenta la nostra fede nella potenza della croce.
Nel quinto mistero doloroso, la crocifissione e morte di Gesù, è da comprendere bene il significato cristiano della morte: morire non è soltanto concludere i giorni terreni, è anche morire a se stessi, ai propri  superficiali giudizi, che quasi sempre sono pregiudizi, alle proprie convenienze ed ai propri tornaconti egoistici, e questo non è facile, anzi è il più duro esercizio di carità fraterna che si possa fare, dal momento che l’uomo è portato ad essere pago del proprio successo mondano.
Ma Gesù ci insegna che rinunciare alla logica ed alla mentalità del mondo conduce al premio della sapienza del cuore, che illumina il nostro cammino dietro di Lui , lo rende  meno tortuoso e stentato e ci fa capire la via più diretta per il bene che Dio ha a disposizione per noi, perché la nostra vita sia ricca di frutti di carità e di verità.

Maria, dacci la fede per credere che è così, e così sia!