Passione e
compassione
Quando diciamo che Gesù patì amari dolori, soffrendo i colpi
meschini che gli venivano dal cuore
degli uomini accecati dalle tenebre nemiche della visione limpida e pura del
creato e delle creature, riconosciamo che non solo Egli è stato sottoposto all’assalto diretto
del tentatore con audacia incredibile, nel deserto, ma ha dovuto subire flagelli e mortificazioni
da coloro che sono stati testimoni della Sua vita e della Sua parola di verità
e di carità, eppure sono rimasti ciechi e sordi all’appello a pentirsi, a convertirsi, a decidersi per la giustizia, la
pace, la bontà, la solidarietà.
Il tempo liturgico che stiamo vivendo, la Quaresima, momento
di revisione della nostra condotta e di proposito di rinnovarla, ci spinge a
guardare dentro di noi con serietà, a cercare di superare il dualismo di
bene e male, disciplina e disordine, mitezza ed arroganza,
pazienza e ed insofferenza, fratellanza e rivalità, e ci costringe a
confrontarci con la condotta di Gesù con
onestà e sincerità.
E quanto più commisuriamo la nostra lotta interiore, il
nostro travaglio spirituale con quello di Gesù in agonia nell’Orto degli Ulivi,
o messo alla gogna e deriso, oltraggiato ed ingiuriato da persone ottenebrate
dalla superbia, dalla prepotenza, dal
vanto e dalla vanagloria, dal cinismo e dall’egoismo, tanto più ci sentiamo
smarriti, impauriti, perché sotto gli assalti
della miseria che ci angosciano e ci amareggiano noi non siamo forti
come Gesù, non siamo vittoriosi come Gesù, ma impotenti e fragili, e siamo
tentati di rinunciare a lottare.
Ci spaventiamo perché sappiamo bene che è molto dura la lotta contro i tanti mali che
ci affliggono, (desideri impuri, brama di potere, istinto di sopraffazione
verso i più deboli, sete di vendetta, scatti di ira, invidia e gelosia, rancore
e risentimento, fastidio ed antipatia,
dispetto e scortesia, ingiustizia ed irriconoscenza, ed altri ancora), e che è così dura perché i nemici contro cui
combattere sono interni, radicati dentro di noi e più o meno sviluppati, e
fuori di noi, provenienti dal mondo esterno che ci circonda: Gesù non aveva in
sé nessuna macchia, nessun peccato
proprio, e potè in un istante superare la prova del
combattimento tra la carne e lo spirito e rendere perfetta obbedienza al Padre,
ed alla fine del suo calvario terreno trionfare
sulla morte, ma noi, che non siamo come Gesù, che non siamo Gesù, come possiamo
sperare di vincere e vincerci?
Ebbene, la Parola di Dio che permea di speranza tutto il
periodo della Quaresima è la luce che ci porta a questa vittoria che ci sembra
impossibile, è il messaggio di salvezza che ci rincuora, è la carità che ci
sorregge e ci guida a questa magnifica verità: Dio è amore, misericordia,
perdono!
Facciamolo, questo speciale pellegrinaggio quaresimale della
speranza, partendo dalla preghiera di
supplica, di lode,di abbandono a Colui che è buono e pietoso, lento all’ira e
grande nell’amore: “In te mi rifugio, Signore, che io non resti confuso in
eterno; mi salverai dalla rete che mi hanno teso i nemici, perché tu sei la mia
difesa.” (Sal.30, 2.5)
Ed ancora:” I miei occhi sono sempre rivolti al Signore,
perché libera dal laccio i miei piedi. Volgiti a me ed abbi misericordia,
Signore, perché sono povero e solo.” (Sal. 24, 15-16)
E come comincia l’azione salvifica del Padre, la Sua promessa
di liberazione dalla nostra condizione di disagio, di sofferenza, di agonia,
nella morsa delle nostre miserie? Con una scossa di fede, che è sempre Sua
grazia e Suo dono.
Recita il salmo 50:”Tu non gradisci il sacrificio, e se
offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un
cuore affranto e umiliato, tu o Dio, non disprezzi.”. E Dio nel nostro cuore affranto ed accorato,
umile e supplice, mette il desiderio di conversione, l’anelito ardente a non
restare a marcire nei nostri soliti vizi, nelle nostre solite rovinose inclinazioni
al piacere, all’ozio, all’ingordigia del possesso di ogni cosa che ci attrae ed
alla reazione rabbiosa contro chi ci rimprovera, ci richiama, ci ostacola nella
soddisfazione delle nostre insane
voglie: “ Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:” Padre, ho peccato contro
il Cielo e contro di te!”.(Luca 15,18).Ecco quello che faremo!
Questo gradisce il Signore, che deponiamo l’orgoglio e ci
battiamo il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore!”. Dio gradisce
gli umili di cuore,dà loro la forza di alzarsi e camminare spediti, corre loro
incontro e li ricolma di ogni bene, come si legge nel salmo 102: “Benedici il
Signore, anima mia, quanto è in te benedica il suo santo nome. Egli perdona
tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie, salva dalla fossa la tua
vita, ti corona di grazia e di misericordia.”.
L’uomo che spera nell’aiuto del Signore e nell’angoscia
grida il suo nome è perdonato, il suo debito è cancellato, ma ad una precisa
condizione, che anche lui deve avere pietà del suo fratello.
Leggiamo in Matteo 18, 32-35: “Servo malvagio, ti ho condonato tutto il debito perché mi hai
pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho
avuto pietà di te? E sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini,finchè
non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà
a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello.”.
E in Luca 6, 36-38:” Siate misericordiosi, come è
misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non
condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato.”.
L’umanità è redenta da Cristo, che patì e morì per noi
peccatori, la nostra salvezza è fondata sulla sua Persona, perché il Padre ha
mandato Lui, il Figlio unigenito, per manifestare la Sua misericordia e per
testimoniarci la Sua paterna tenerezza e
generosità: ma Cristo è stato mandato perché diventi il nostro faro, il nostro modello,
il nostro maestro di vita e di fede, che ci insegna a capire ed a fare la
volontà del Padre. E come Cristo patì e compatì, perdonando e chiedendo di
perdonare sulla croce coloro che non sanno quello che fanno, così noi come Lui
dobbiamo soffrire ed offrire, patire e compatire, condonare e perdonare, con una scossa non solo di fede nel Padre e
nel Figlio, ma anche di amore.
La volontà del Padre è proprio questa, che, una volta liberati dalla schiavitù del
peccato grazie alla preghiera, alla contrizione, alla conversione, camminiamo sulla via di
Cristo per la nostra santificazione, per la nostra Pasqua di Resurrezione.
In questa Quaresima
ci siamo levati, ci siamo scossi? Ebbene, cominciamo una vita nuova,dove non
trovano più spazio l’orgoglio, l’egoismo, il fariseismo, la bramosia, ma
dominano la semplicità, la comprensione, la tolleranza, la disponibilità
ad aiutare i fratelli ancora nelle tenebre, nelle pene del cuore senza pace, a
volgere lo sguardo al Cielo: misericordia è salvare, non soltanto salvarsi, donarsi,
non soltanto donare, come fece Cristo, e per Lui, con Lui ed in Lui possiamo
fare noi cristiani.
Filomena Saracino Savino
Filomena Saracino Savino