Incontro diocesano
mensile AdP di Foggia-Bovino
Il giorno 29 maggio 2015, dalle
ore 17 alle ore 18, si è tenuto presso la rettoria di San Giuseppe in via
Manzoni, Foggia, l’incontro mensile di preghiera comunitaria dell’Apostolato
della Preghiera, seguito dalla santa Messa celebrata dal direttore diocesano
don Matteo Francavilla.
La presidente diocesana Filomena
Saracino Savino ha condotto il santo Rosario meditato, collegando i misteri
gloriosi con la Parola di Dio del tempo liturgico in atto, e verificando
l’esperienza di resurrezione, ascensione, verità e carità fatta da ciascuno,
alla luce degli eventi pasquali di Gesù.
Il passaggio dalla morte alla
vita infinita di Cristo, nostra primizia e nostra prospettiva, ha richiesto
fede assoluta nella promessa del Padre di salvare l’umanità mediante la sua
vittoria sulle tenebre dell’ingiustizia patita.
È stato il sabato santo, quando
scese agli inferi e si trovò in uno scenario di sofferenza acuta, disperata,
angosciante, che rischiava di paralizzarlo e privarlo di ogni energia, che Gesù
lottò e vinse contro la paura, il dubbio, lo sgomento, e in uno slancio di
riconoscenza della Carità del Padre risalì alla luce potente e glorioso.
Anche noi dobbiamo trovare nella
fede assoluta in Dio la forza di vincere il senso di frustrazione e di
avvilimento che ci colpisce di fronte alle deluse aspettative di giustizia, di
pace, di amore, e ci rende deboli e fiacchi, secchi dentro come il fico senza
frutto maledetto da Gesù.
Portiamo il frutto che il Signore
gradisce, la carità verso i fratelli nel bisogno di vero bene, e tutto quello
che con fede ardente domanderemo nella preghiera ci sarà accordato, ce lo
assicura il Vangelo.
La fonte della fede, della
speranza e della carità l’abbiamo nel profondo del nostro cuore, dove splende
il sole divino rappresentato da Gesù che sale radioso al cielo, ma con i suoi
raggi penetranti e vivificanti è anche sulla terra, per sempre. Per alimentarla
e farla venire alla luce, la sostanza vitale presente dentro di noi, dobbiamo
ascendere come Gesù, ossia essere nel mondo ma non essere del mondo, aspirare
alle cose di lassù, praticare tutto ciò che Gesù ci ha comandato.
E il comandamento primo è di
amare Dio e il prossimo senza riserva.
La fiamma dello Spirito Santo che
Gesù ci manda suscita ed attua tale anelito d’amore, ma perché la nostra carità
non si gonfi di vanto, compiacimento, vanagloria, non deve essere mai scissa
dalla verità, che è conoscenza e riconoscenza del nostro essere peccatori, e
del nostro essere stati perdonati e riconciliati dalla carità e misericordia
divine.
Solo questa consapevolezza ci fa
perdonare ed amare i fratelli con cuore generoso e sincero, perché Dio ama gli
umili, e per la loro umiltà li rende virtuosi e degni di gloria.
Creatura per eccellenza umile,
virtuosa, degna di gloria è Maria, l’unica sottratta alla corruzione della
carne nel sepolcro e assunta in cielo anima e corpo. Non poteva essere
diversamente, perché nel suo seno purissimo il Verbo si è fatto carne ed è
venuto ad abitare in mezzo a noi.
Maria è per noi segno di
consolazione e di futura speranza, a lei incoronata regina del cielo e della
terra la nostra devozione e la nostra venerazione.
Nel vicino santuario
dell’Incoronata abbiamo la possibilità di offrirle una corona ancora più
preziosa di quella che le cinge il capo, la corona del Rosario da lei tanto
amata e raccomandata: recitiamolo ai suoi piedi con quella fede che abbiamo
nella preghiera implorato e certamente ottenuto in abbondanza dalla Santissima
Trinità, ed avremo grazie su grazie. È così, e così sia.