Incontro del
29 gennaio 2016
Cari
fratelli e sorelle dell’Apostolato della Preghiera,
ancora una
volta ci riuniamo qui, oggi 29 gennaio 2016, in questa raccolta chiesa di San
Giuseppe in via Manzoni, Foggia, per
pregare insieme e ringraziare il Signore per la speranza circa il futuro della
nostra associazione che Egli ci mantiene sempre viva e salda.
Siamo in
attesa degli eventi, aspettiamo di sapere chi ci dirigerà ed assisterà
paternamente, intanto continuiamo a camminare alla sequela di Cristo senza
adagiarci nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nei nostri progetti personali, perché i pensieri, i sentimenti , progetti, giudizi,
valori che coltiviamo dentro di noi
hanno bisogno di essere confrontati, verificati con quelli degli altri,
con umiltà e riconoscenza.
Sì, con
riconoscenza, perché solo chi si mette in relazione con l’altro, e non si
chiude orgogliosamente nei propri orizzonti spirituali, morali, intellettuali,
può conoscere meglio e più a fondo se stesso, poichè ogni individuo con cui entriamo in contatto
ha un suo proprio e diverso risvolto, e tale diversità ci aiuta a riconoscere
quali sono le disposizioni del nostro cuore nelle varie situazioni, soprattutto
ci fa capire quanto siamo capaci di donare e perdonare,quanto siamo miti e
tolleranti, pazienti e comprensivi.
Se capiamo i
nostri limiti ed abbiamo il desiderio e la speranza di migliorarci, di
progredire nelle virtù cristiane, di essere capaci di amare i fratelli con un
amore libero da compromessi ed interessi, dobbiamo camminare per le vie del
mondo alla conquista del vero sapere che si nasconde dietro i tanti
interrogativi che ci vengono da chi ci interpella e ci chiede aiuto per
risolvere mali e problemi della vita quotidiana: risolvendo,o non rifiutandoci
di aiutare a risolvere le miserie altrui,facciamo del bene a noi stessi,
scoprendo le nostre mancanze e le nostre ottusità, e decidendoci a fare un
serio cammino di conversione e di rinnovamento di vita.
Ma non
attribuiamoci alcun merito per il progresso che eventualmente facciamo nel
viaggio-pellegrinaggio per la nostra
giustificazione: in un percorso arduo e difficoltoso, faticoso e duro, è Dio
che si fa nostra consolazione nel disagio e nella stanchezza, nel ristagno
della volontà di continuare a trovare i tratti della fratellanza in quanti
appaiono ostili e gretti, nella scelta angosciante tra il vivere amando i
propri amici ed il generoso darsi pena a favore dei propri nemici, e quando il
dramma interiore lacera l’anima ondeggiante e smarrita di fronte al sacrificio
di una cosa preziosa, il gusto di vivere tranquillamente e serenamente gli anni
riservati alla piena soddisfazione del proprio io, è sempre Dio che infonde
slancio ed ardore al pellegrino per consentirgli di riuscire a compiere il tragitto
purificatore fino ad essere retto, corretto, prode.
A quel punto
il cuore dovrebbe aver trovato la sua pace, pago di essere fuori dalla logica
del profitto, dal laccio del potere, dalle lusinghe della lode e della stima
degli uomini, ma quanto più è in sintonia con il Cuore di Gesù, suo modello e
meta ad oltranza, tanto più geme, freme, implora , insoddisfatto, di essere
fatto santo.
La
speranza è l’anelito insopprimibile a
continuare a camminare in compagnia di Cristo, confortati dalla sua cura, dalla
sua confidenza, dal suo sostegno: svanisce ogni timore, ogni paura, sapendo che
i miti, i piccoli, gli umili Egli nell’ora del turbamento, del dolore acuto,
dello sconforto, se li prende sulle spalle e li conduce al cospetto del Padre, per il dono del perdono e
dello Spirito Santo, l’Amore assoluto che li unisce da sempre e per sempre.
Ci
conceda la Santissima Trinità la fede in
abbondanza, la speranza che non muore mai,la carità misericordiosa, che è luce forte e chiara che l’apostolo, il
seguace di Gesù riceve nel profondo e deve custodire e alimentare per rischiarare
i cuori affranti che per le vie del
mondo si troverà davanti.
Filomena
Saracino Savino