Il giorno 25-11-2016, alle ore 17,30 presso la rettoria di
san Giuseppe in via Manzoni, Foggia, si è tenuto l’incontro diocesano mensile
dell’Apostolato della Preghiera di Foggia-Bovino sotto la guida della
responsabile diocesana Filomena Saracino
Savino, che ha svolto la seguente meditazione e contemplazione:La preghiera del
Santo Rosario e l’Avvento.
“Carissimi fratelli e sorelle,
siamo ormai alla vigilia dell’Avvento, e già ci mettiamo in
attesa della solita festa di Natale con la solita lista di cose da fare, albero,
presepe, regali, pranzi, riunioni di famiglia, telefonate, inviti, visite a
parenti ed amici, tutte cose più stancanti che gratificanti, più convenzionali che
spontanee.
La consuetudine vuole così, e così più o meno convintamente
facciamo, per non sentirci fuori dalla norma:
non tralasciamo niente, andiamo anche alle funzioni in
chiesa tra un affanno e l’altro, una spesa ed un saluto augurale, per essere a posto
con la coscienza.
Crediamo di vivere l’Avvento al Natale facendo tutto ciò che
richiede la circostanza, gesti di cordialità e gentilezza, atti di bontà e di
generosità, certi che ci siamo comportati secondo il Vangelo che invita alla
concordia ed alla fratellanza, ma appena l’atmosfera natalizia svanisce e si
ritorna alla vita consueta, ritornano anche l’egoismo e la diffidenza, il sospetto e la rivalità,
se il cambiamento di cuore era dovuto solo all’osservanza esteriore delle
pratiche religiose e sociali che precedono il Natale, e non era fondato sulla
roccia della persona di Cristo.
La vera conversione alla quale ci richiama l’Avvento nasce
dall’ascolto e dall’accoglienza in profondità della sua Parola, che nutre il
nostro cuore e lo trasforma in cuore
capace di amare, perdonare, servire i fratelli, con gli stessi
sentimenti di Cristo Gesù.
E perché questo miracolo avvenga ci vuole la fede in Colui
che parla ed ammaestra, fede assoluta, che regge a tutte le prove.
E la preghiera è la linfa che fortifica la fede, la
preghiera fervorosa, costante, perseverante, umile.
Il tempo di Avvento è il tempo propizio per sgomberare il
cuore e la mente dalle cose superflue, per fare il deserto dentro di noi, altro
che prelibatezze e luccichio delle vetrine del mondo, ed accogliere con onore e
rispetto il Verbo incarnato che riempie, Lui sì davvero, di luce e di gioia
tutto il nostro essere.
Preghiamo allora stasera con un Rosario pieno di speranza di
una vita nuova che scaccia angosce e tormenti, malumori e risentimenti,
contempliamo i misteri gaudiosi dell’attesa e della consolazione che premia la
fede in Chi deve venire a noi e per noi, chiediamola, quella fede che non
vacilla mai, e che è la chiave per aprire il cuore del Signore ed ottenere
grazie su grazie.
Il primo mistero gaudioso ci offre Maria come modello di
fede così grande, così forte, così ferma, da portare all’abbandono alla volontà di Dio anche
quando ciò che Egli promette sembra umanamente impossibile.
E noi, crediamo alle parole che non un angelo, ma il Signore
stesso ci dice giorno per giorno per mezzo del Vangelo, o le riteniamo favole
consolatorie, da prendere colle molle?
Ad esempio, nel canto al Vangelo di oggi sta scritto: “Io
sono Colui che è, che era e che viene; al mio servo che avrò trovato fedele
darò la fulgida stella del mattino.” : è forse questa promessa una bella favoletta?
Maria ebbe fede ed a lei, serva fedele, fu dato di concepire
e partorire il Messia, a noi è concessa la stessa meraviglia, la fulgida stella
del mattino, ossia la luce, la salvezza, la liberazione dalle oscure paure che
ci avviliscono, il coraggio e la forza che ci fanno superare ogni ostacolo.
Se crediamo che questo può succedere a noi, benché misere ed
indegne creature, per grazia e carità di Dio, se ci crediamo con la stessa fede
di Maria, fede pura ed indomabile, il miracolo accade, e lo Spirito Santo ci fa
creature nuove, che niente può abbattere e sconfortare, neppure le vicende più
dolorose e amare.
Il secondo mistero gaudioso ci fa contemplare Maria, la donna
della fede che compie miracoli, in cammino
per andare ad assistere la cugina Elisabetta: ecco le opere della fede, disponibilità
per chi ha bisogno, sollecitudine, conforto, aiuto gratuito, donazione di sé
fino al sacrificio delle proprie comodità e convenienze.
Dobbiamo agire così anche noi, fratelli, sapendo di attirare
non solo e non tanto la benedizione degli uomini, che può anche mancare, ma
soprattutto la benedizione divina, che
per Maria si manifestò nel sussulto del bambino che Elisabetta portava nel
seno.
Dio tutto conosce e tutto riconosce e premia, a maggior
ragione se le nostre opere sono la testimonianza della nostra fede in cammino
verso gli altri per incontrare negli altri Lui, il Signore!
Il terzo mistero gaudioso
ci fa contemplare il bambino Gesù, frutto vivo della fede di Maria.
Anche noi possiamo conseguire tale frutto d’amore, come
abbiamo detto con la fede e le opere della fede, e mostrarlo a tutti attraverso
il nostro volto sorridente, sereno, gioioso, attento, sincero e limpido come quello di un bambino
fra le braccia dei genitori.
Se siamo cupi, scontrosi, sfuggenti, ostili, deridenti, non
siamo figli della luce, molte sono ancora le tenebre che ci portiamo dentro,
orgoglio, malizia, rabbia, cupidigia, vanagloria, e tutte quelle passioni che
nascono dalla carne e sono contrarie allo Spirito.
Purifichiamoci al fuoco di una fede veramente ardente!
Nel quarto mistero gaudioso il vecchio Simeone è l’esempio
della perseveranza nella fede fino all’ultimo giorno della vita terrena: fermarsi
alla soglia del traguardo è da sciocchi, si vanifica e si annulla tutto quanto
fatto in precedenza!
Perseveriamo nella nostra fede come il vecchio Simeone, e
saremo scritti nel libro della vita infinita, come dice la prima lettura di
oggi.
Nel quinto mistero gaudioso ammiriamo la sapienza e la
scienza di Gesù tra i dottori nel tempio: anche a noi sono concessi tali grandi
doni di intelligenza, conoscenza, discernimento, saggezza , in una parola la
sapienza del cuore, nella misura della nostra fede nel Padre celeste che sa
quello che fa, vede e provvede ad ogni nostra necessità.
Con gli occhi della fede possiamo cogliere il senso di
quello che succede e ci succede,capire il disegno di salvezza di Dio mediante
la passione, morte e resurrezione di Cristo e di noi cristiani in comunione
profonda con Lui, e dire a gran voce, come Maria: sì, così sia!